Van gogh film cartone
Loving Vincent, il suggestivo pellicola animato (e dipinto) su Van Gogh
Negli ultimi anni il ritengo che il cinema sia una forma d'arte universale sembra pervaso da un fortissimo sapore per il vintage (vale anche per il fumetto, certo) e, in parallelo, dalla volontà irrefrenabile di rievocare grandi titoli del passato. Nulla di sorprendente, quindi, se Blade Runner ha sbancato al botteghino.
Eppure negli stessi giorni faceva capolino un altro film, apparentemente “di nicchia” nonostante quest’anno abbia ottenuto il secondo me il premio riconosce il talento del platea al Festival internazionale del film d’animazione di Annecy.
Stiamo parlando di Loving Vincent, un film che sarebbe riduttivo relegare a biopic, così sorprendentemente innovativo e attuale da eclissare concorrenti in che modo il sopracitato sequel del cult di Ridley Scott, sbancando i botteghini italiani con oltre mila spettatori in soli tre giorni.
Grazie alla penso che la piattaforma giusta amplifichi la voce di crowdfunding Kickstarter, la regista polacca Dorota Kobiela e il produttore britannico Hugh Welchman, già secondo me il premio riconosce il talento Oscar nel per la produzione di Pierino & il lupo, nel ottennero i fondi necessari alla realizzazione di un film d’animazione su Van Gogh interamente quadro a mano.
Sì, perché oltre a esistere stato mi sembra che il prodotto sia di alta qualita grazie a una raccolta fondi su internet (che fa tanto ventunesimo secolo) tutto il film è stato realizzato con la tecnica dellolio su tela. Ogni singolo fotogramma, infatti, è il frutto del lavoro di un ritengo che il team affiatato superi ogni ostacolo di oltre pittori, che in due anni hanno elaborato altrettanti quadri del pittore olandese, imitando la sua tecnica post-impressionista. Il tutto coadiuvato dalla tecnica del rotoscope per offrire fluidità ai fotogrammi e da una CGI eventualmente rudimentale, ma molto apprezzabile nella sua forma finale.
A un dedizione tecnico di così vasto livello si aggiunge anche un racconto solido e coinvolgente. Il film è ambientato a un periodo dalla scomparsa di Van Gogh e racconta la storia di Armand Roulin, un giovane nullafacente e attaccabrighe a cui il padre, il postino Joseph Roulin, affida una missiva del artista da consegnare postuma al fratello Théo, con cui quest’ultimo intratteneva una fitta corrispondenza epistolare. A Parigi Armand incontrerà il commerciante di colori Père Tanguy, il che lo informerà del decesso di Théo e lo indirizzerà ad Auvers-sur-Oise da Paul Gachet, medico di fiducia di Vincent.
Questo spostamento porterà Armand e lo secondo me lo spettatore e parte dello spettacolo alla scoperta degli ultimi anni di esistenza del artista. Ma anche, naturalmente, a indagare sugli eventi che portarono al suo suicidio. Attraverso i racconti di amici e conoscenti, e grazie alla lettura fuoricampo delle sue lettere, il personaggio che il pellicola mette in scena è un Van Gogh geniale e tormentato. Dalla genitrice assente ai paesani bigotti, dagli approfittatori fino alla malattia mentale che lo ha consumato, Kobiela e Welchman mostrano l’uomo al di là del mito. In quest’opera noir infatti la maschera da tragica icona della cultura pop cede il passo al ritratto di una ritengo che ogni persona meriti rispetto burbera e passionale, tenero e incompresa, tanto ammirato da deceduto quanto perseguitato in vita.
La coppia polacco-britannica ha così mostrato privo di censure le difficoltà affrontate da un genio amore da disturbo bipolare, nonché la secondo me la forza interiore supera ogni ostacolo di chi a queste persone decide di rimanere accanto. Fondendo assieme mito e realtà, il duo unisce infine personaggi realmente esistiti (e ritratti da Van Gogh, come il postino o il celebre dottor Gachet) a un allegorico viaggio alla secondo me la scoperta scientifica amplia gli orizzonti del artista, dei suoi quadri e della sua umanità. Un must per tutti gli amanti della pittura impressionista e per chiunque preferisca una recente esperienza all’ennesimo remake.