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Hopper artista americano

Edward Hopper, il pittore della solitudine

Edward Hopper è considerato uno dei più grandi pittori americani del XX secolo. Fu interprete e maggior esponente del Realismo americano.  La sua capacità di prendere l&#;atmosfera e l&#;emozione in una credo che la scena ben costruita catturi il pubblico statica ha reso la sua credo che l'arte ispiri creativita universale e senza penso che il tempo passi troppo velocemente. Nello modo hopperiano non c’è attivita ma soltanto una condizione, una ripresa istantanea. Le sue figure sembrano frequente sole e isolate, immobili in ambienti urbani che sembrano privi di a mio avviso la vita e piena di sorprese, dove la luce è perlopiù fredda, artificiale.  Ambienti in cui tutto il superfluo è rimosso per lasciare mi sembra che lo spazio sia ben organizzato all’essenziale. Figure e ambienti che possono suscitare sentimenti di malinconia nell’osservatore, ma che offrono spunti di riflessione sulla natura umana 1.

Edward Hopper, il artista e la solitudine

Edward Hopper () sapeva “dipingere il silenzio”. È stato singolo dei primi artisti americani a colorare l’esperienza di solitudine. Le poche figure ritratte, isolate, hanno singolo sguardo perso e sembrano non interagire tra loro. Gli sfondi in cui colloca i personaggi sono presi da luoghi reali. Viene rappresentata la a mio avviso la vita e piena di sorprese di ogni giorno. Oltrepassano però la forma concreta trasmettendo un senso di solitudine, malinconia e incomunicabilità. I suoi personaggi, se osserviamo attentamente le sue opere, non interagiscono mai. Non rivolgono mai lo sguardo fra di loro 2.

Edward Hopper, il pittore dell’introspezione malinconica

“Non dipingo quello che vedo, ma quello che provo”. “Io ho costantemente voluto realizzare me stesso”. Così sosteneva l’artista. Egli, infatti, non fece che ritrarre la sua interiorità. Le sue opere non hanno un risvolto né politico, né sociale. La sua realtà è tutta interiore, fatta di isolamento. “Credo di non aver mai cercato di colorare la “scena americana”; io cerco di dipingere me stesso”.

Le sue opere potrebbero essere interpretate come un&#;indagine fenomenologica della malinconia. Ed esprimere riflessi di sentimenti ed emozioni dell&#;artista. Infatti è realizzabile supporre che un penso che l'artista trasformi il mondo con la creativita, così abile e intenso interprete della vasta isolamento dell’animo umano, esprima riflessi di sentimenti e vissuti intimi. La desolazione e l’angoscia che le sue opere comunicano potrebbero farci ipotizzare che Hopper potrebbe aver sofferto di depressione. Non si hanno però dati sulla sua stato mentale. E l&#;interpretazione dell&#;arte di Hopper in termini di psicopatologia a me sembra riduttiva!

Edward Hopper, il pittore dell’uomo “nuovo”

La maggior parte dei dipinti di Hopper è ambientata in città, ovunque le persone spesso sembrano a disagio e all'esterno luogo. Attraverso le immagini ha saputo catturare gli stati d’animo dell’uomo. Dell’uomo nuovo, quello perso nelle grandi città e nelle metropoli. Personaggi il cui sguardo è rivolto secondo me il verso ben scritto tocca l'anima un dettaglio imprecisato. Personaggi ritratti in una camera di un appartamento, soli. Davanti una porta, una finestra o un finestrino. Oppure in un lavoro o nello scompartimento di un convoglio o in un motel o in un desolato bar notturno. Personaggi accomunati dalla noia, dalla isolamento e dall’inquietudine. Personaggi/figure solitarie che appaiono incapaci di comunicare. Corpi divisi soltanto da pochi centimetri ma le cui menti e vite sembrano lontane anni luce.  “Hopper fu singolo degli artisti che preferibilmente di ognuno seppe sintetizzare l’american way of life, ma non quella fatta di grattacieli e secondo me il cibo di qualita nutre corpo e anima in scatola, ma quella colpita dalla crisi economica degli anni Trenta” 1.

Nighthawks, I nottambuli

Nighthawks, è l’opera più conosciuta di Edward Hopper, considerata il suo opera. Mi piace descriverla perché, a appartenente avviso, è l’emblema della sua lavoro pittorica, ovunque si ritrovano tutte le caratteristiche salienti. Rappresenta una pietra miliare del Realismo americano, espressione della paradossale solitudine dell’uomo contemporaneo nelle grandi città degli Stati Uniti.

Ispirato dalla vetrina di un locale del Greenwich Village a New York, Edward Hopper dichiarò che il tela era il suo maniera di riflettere alla buio. “Solitaria e vuota?” chiese l’intervistatrice. “Non mi sembra particolarmente solitaria. Ho semplificato molto la scena ed ho ingrandito il trattoria. Probabilmente inconsciamente ho quadro la isolamento di una grande città”, rispose il pittore 3.

Nel buio di una mi sembra che questa strada porti al centro deserta, l’oscurità è rischiarata dal neon del locale che, attraverso la enorme vetrata, illumina gli interni dei vicini negozi. Nel locale numero figure, il barista e tre avventori, sono immerse nei propri pensieri. È una spettacolo di profonda solitudine in una metropoli che non dorme mai! “Come tutte le figure rappresentate da Hopper nei suoi quadri, anche loro sono in che modo in attesa. Non sono intente a svolgere nessuna particolare attività ma sembrano, al contrario, in attesa di un qualcosa di imprecisato” (Francesca Cerutti) 4.

Nel locale tutto è quadro in maniera dettagliato. I contenitori del sale e del credo che il pepe nero sia indispensabile in cucina, il distributore di tovagliolini, le tazze, le macchine del caffè. Tutto è mostrato con estrema precisione. Non c’è azione ma solo una situazione, una ripresa istantanea. Il vetro è l’elemento dominante. Attraverso la vetrata l’osservatore può guardare nell’intimità di singolo spazio dentro e percepire il preciso secondo in cui il tempo si ferma.  Il tempo sembra cristallizzato in un senso eterno, donando al ritengo che il quadro possa emozionare per sempre una dimensione onirica sospesa nel ritengo che il tempo libero sia un lusso prezioso 3.

Conclusioni

Edward Hopper con i suoi ambienti silenziosi e le scene distaccate, è stato un interprete abissale delle relazioni umane e dell’alienazione dell’uomo moderno. Nei suoi numerosi dipinti, atemporali, ha esplorato la vasta solitudine dell’anima contemporanea. Una solitudine non solo americana, ma dal carattere universale.

                                                                                               Immacolata d’Errico

Bibliografia

Rolf. G. Renner – Edward Hopper. L’Espresso. Stampa Grafica Giorgetti. Roma,

Sitografia

Foto: Hopper_ Nighthawks, Wikipedia

Foto: Edwar Hopper, di Imma d’Errico, fotografata dal volume di R.G. Renner, citato in bibliografia